Lo spiaggiamento del 2013

Lo spiaggiamento del 2013

Lo spiaggiamento di massa che si è verificato sulle coste dell’Alto Adriatico tra ottobre e dicembre 2013 è un avvenimento che non ha riscontro precedente a conoscenza d’uomo. Gli animali coinvolti sono complessivamente 286 (1 dei quali spiaggiato vivo), distribuiti in aree geografiche ristrette ed intervalli di tempo limitati.
Si sono osservati 4 grossi gruppi di arrivi, molto probabilmente correlati alla direzione dei venti e delle correnti marine:

– 65 animali dal 1 ottobre al 2 novembre poco a sud del Po (44°42’00”N 12°11’00”E);
– 39 animali dal 26 ottobre al 11 novembre a Grado (GO – 45°41’00”N 13°24’00”E);
– 166 animali dal 7 novembre alla fine di dicembre attorno a Rimini (44°03’00”N 12°34’00”E);
– 39 animali dal 12 novembre ai primi di dicembre attorno ad Ancona (43°37’00”N 13°31’00”E).

Nessun particolare spiaggiamento è avvenuto nella parte orientale del bacino, come confermato da Blue World, MEC e SINP (Croazia) e l’Università di Primorska (Slovenia), né in tutta la parte meridionale del Mar Adriatico, come riferito da APAWA (Albania) e dall’Università di Bari.

Fondazione Cetacea in Emilia Romagna e Marche e WWF-Area Marina Protetta di Miramare in Friuli Venezia Giulia si sono immediatamente coordinate con ASL e IZS (organi del Ministero della Sanità italiani) e si sono rivolti anche all’Università di Padova e di Bologna per l’effettuazione delle necroscopie. Gli aspetti biologici del fenomeno sono allo studio presso il Museo di Storia Naturale di Venezia e l’Istituto Oceanografico di Trieste, che sta studiando anche le correlazioni tra le aree di spiaggiamento e le maree e i venti presenti in quel periodo (gruppo ECHO), in collaborazione con ARSO (Agenzia Ambientale Slovena).

Durante l’esecuzione delle necroscopie si è notato che la maggior parte delle carcasse aveva lesioni omogenee: escludendo i pochi soggetti con evidenti danni riportabili a pesca accidentale (numero compatibile con sforzo di pesca pressoché costante nel Nord Adriatico), si notavano perlopiù lesioni infiammatorie a carico dell’intestino (grave enterite catarrale emorragica diffusa) e gravi lesioni edematoso-emorragiche multifocali a carico delle masse muscolari pettorali e della regione ventrale del collo. Queste lesioni sono riconducibili a situazioni in cui si altera profondamente la parete dei vasi sanguigni, tanto da permettere la fuoriuscita di liquido e/o sangue dai vasi stessi, come le situazioni che si verificano in presenza di alcuni batteri, virus, funghi o sostanze tossiche. Data la distribuzione dei soggetti in taglie dai 20 ai 115 cm CCL, la causa del problema si sposta dalla iniziale presunta origine alimentare alla presenza di un tossico biologico (es. tossina algale) o chimico in zone limitate di mare, considerando anche l’uniforme stato di decomposizione delle carcasse.
Dato che secondo ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) non vi sono state sostanziali differenze nei principali parametri oceanografici dell’Alto Adriatico nel periodo di riferimento, né in quelli precedenti, se non un lieve ritardo nella discesa della temperatura in ottobre nel Golfo di Trieste, si può pensare che le prospezioni geologiche in atto in acque croate nel periodo precedente l’inizio dello spiaggiamento abbiano indotto le tartarughe marine a spostarsi, forse concentrando un alto numero di soggetti in aree limitate di mare. Contestualmente, la ricerca durante le necroscopie di eventuali lesioni legate a danni da onde sonore non ha prodotto alcun risultato.

Purtroppo, l’impatto a lungo termine di questo evento sugli equilibri della popolazione appare tragico: 49% degli animali morti sono subadulti (26% adulti) e pertanto sono state profondamente alterate le prossime stagioni riproduttive.

Infine, altri due misteri aleggiano su questi animali: nel 50% degli animali esaminati a Padova, dove vengono condotte di prassi analisi batteriologiche dell’intestino, si sono riscontrati intestini sterili. Inoltre, nell’intestino di più di metà (7/10) degli animali provenienti da Grado si è osservata, mediante analisi parassitologiche, la frequente presenza di strutture rotondeggianti di 7-10 micron di diametro. Inizialmente sospettate di essere alghe, e pertanto pensate come riconducibili alla causa della morte, non sono ancora a tuttora state identificate.

Nella speranza di fare maggior luce su questo mistero, molte analisi restano ancora da condurre sui campioni raccolti, tra cui analisi tossicologiche nei fegati per i principali tossici ambientali di origine biologica e chimica.

Il progetto tartarughe

liberazione Mamola

Il progetto tartarughe

Attività di monitoraggio di spiaggiamenti e catture, cura e studio delle tartarughe marine in Friuli Venezia Giulia.
Progetto realizzato da WWF Area Marina Protetta di Miramare per conto di WWF Italia onlus

Obiettivi
Gli obiettivi specifici del progetto sono:
1. incremento della sensibilità e informazione del vasto pubblico alla conservazione delle Tartarughe marine
2. informazione dei pescatori professionisti sulle modalità di trattamento delle tartarughe marine catturate accidentalmente per ridurre la mortalità successiva al rilascio
3. monitoraggio degli spiaggiamenti, con particolare attenzione all’impatto di attrezzi da pesca
4. recupero e reintroduzione in natura di esemplari in situazioni di salute critiche, rinvenuti spiaggiati o catturati negli attrezzi da pesca

liberazione MamolaMetodi e Materiali
Per quanto riguarda gli esemplari morti, gli interventi previsti sono:
– Misurazione (in loco)
– Prelievo e detenzione di tessuto per analisi genetiche (in loco)
– Necropsia
– Prelievo e detenzione di campioni a scopo scientifico
– Detenzione di esemplari interi o parti di essi a scopo didattico

Per quanto riguarda gli esemplari vivi, gli interventi previsti sono:
– Misurazione
– Prelievo e detenzione di tessuto per analisi genetiche
– In caso l’esemplare necessiti di cure, trasferimento presso centro di recupero e detenzione per il tempo necessario alla riabilitazione
– Rilascio degli esemplari manipolati o curati
– Marcatura con targhette metalliche

Risultati attesi
Banca dati biometrie, come dato dimensionale indispensabile associato a tutti i dati provenienti dagli altri metodi
– Banca dati epibionti, utili in quanto indicatori ecologici e di spostamento
– Dati di base riguardanti esemplari marcati con targhette metalliche per progetto di marcatura-ricattura (dipendente da numero imprevedibile di esemplari che saranno ritrovati con targhette) per analisi di tassi di accrescimento, spostamenti, aree frequentate.
– Dati sull’interazione tra attrezzi da pesca e tartarughe (tassi di cattura, mortalità, parametri coinvolti) per analisi dell’impatto sulle popolazioni e possibili misure di conservazione.

Tartaruga comune

caretta disegno di livia dilillo

Tartaruga comune

Tartaruga comune
Caretta caretta        

caretta disegno di livia dililloCorazza dorsale curva detta “carapace” e “piastrone” ventrale piatto.

Lunghezza max carapace: 1 m circa.

Dorso marrone, ventre giallo.

Si può osservare sia al largo che in acque costiere.

Presenza in Golfo di Trieste

Disegno di Livia Di Lillo

È la tartaruga marina più comune ma è fortemente minacciata in tutto il bacino Mediterraneo. Il Golfo di Trieste è considerato una zona di alimentazione per i giovani esemplari che trovano nelle acque basse dei suoi fondali il cibo di cui si nutrono: vegetali marini ma soprattutto crostacei, molluschi, piccoli pesci e meduse che afferrano con le mascelle prive di denti ma munite di becco tagliente. La riproduzione, invece, avviene lungo le spiagge di alcune isole greche da dove i piccoli, usciti dalle uova deposte in buche scavate nella sabbia, intraprendono il viaggio verso nord che li porterà fino al Golfo di Trieste. I maggiori pericoli alla loro sopravvivenza sono legati direttamente alle attività umane quali la pesca con la cattura accidentale e il diporto con la collisione con scafi e eliche di barche a motore. L’AMP di Miramare ha attivato ormai da molti anni un centro di recupero dove le tartarughe ferite vengono curate e riabilitate per essere rimesse prontamente mare.

Speciale tartarughe

tartaruga castello

Speciale tartarughe

tartaruga castello“Ma ci sono tartarughe nel nostro Golfo?”: è la domanda che si sentono rivolgere spesso i biologi dell’Area Marina Protetta di Miramare quando diportisti, bagnanti e sporadici frequentatori del mare con stupore ne avvistano una mentre esce con la testa dall’acqua per respirare per poi reimmergersi velocemente e scomparire in profondità.
La risposta è certamente sì, ovvero anche il nostro Golfo è popolato da questi rettili che hanno scelto il mare per trascorrere la loro lunga vita ma che necessitano di ritornare verso le spiagge in cui sono nati, per scavare un nido e deporre le uova dalle quali nasceranno piccole tartarughe. A loro sarà poi affidato il compito di mantenere la specie.
Mentre lungo la nostra penisola i siti di deposizione sono ormai relegati a poche spiagge in Calabria e Sicilia, la più importante delle quali è quella dell’isola dei Conigli a Lampedusa, i siti di riproduzione più importanti in Mediterraneo si trovano in Grecia, Turchia, Cipro e Libia ma i bassi fondali dell’Adriatico settentrionale, e quindi del Golfo di Trieste, secondo i dati raccolti dai ricercatori, risultano essere di fondamentale importanza come zone di riposo e nutrimento assieme alle zone del Golfo di Gabes in Tunisia e del Mediterraneo orientale (Egitto e Turchia). Gli esemplari più giovani, che frequentano anche il mare aperto, sono certamente presenti in buon numero nel sud Adriatico, nello Ionio, nel Canale di Sicilia e nella parte più occidentale del Mediterraneo, tra le Baleari e lo stretto di Gibilterra.

tartaruga  tartaruga grossa rid

Il Mediterraneo è frequentato da tre specie di tartarughe marine: Caretta caretta, che è la più comune (e avvistabile anche dalle nostre parti), Chelonia mydas (la tartaruga verde), la cui distribuzione è limitata alla parte più orientale del bacino, e la più grande Dermochelys coriacea (la tartaruga liuto), che a differenza delle altre non si riproduce in questo mare. Si tratta di specie considerate in pericolo di estinzione e il WWF Italia da sempre promuove progetti di salvaguardia dei siti di nidificazione ancora rimasti e di sensibilizzazione e conoscenza delle minacce a cui questi animali sono sottoposti.

In particolare un notevole sforzo è stato riservato alla sensibilizzazione della categoria dei pescatori per ridurre l’impatto della flotta di pesca italiana sulle popolazioni di tartarughe considerata come la prima causa di mortalità. Una rete di Gruppi Locali, con la collaborazione dela Guardia Costiera, si impegna nel recupero degli esemplari rinvenuti in precarie condizioni di salute che verranno curati nei Centri di Recupero Tartarughe. 

Punto di riferimento per l’Alto Adriatico è proprio l’AMP di Miramare che da sempre opera per il controllo e la tutela delle specie di grandi vertebrati marini quali cetacei, squali e tartarughe. Avvistamenti, marcature ed azioni di pronto soccorso coinvolgono di volta in volta gli operatori della Riserva affiancati dagli Enti preposti per il controllo del mare come Guardia Costiera, Forze dell’Ordine e Aziende Sanitarie.

Tutta questa organizzazione per funzionare bene ha però bisogno del prezioso contributo di ognuno di noi: un aiuto da parte di ogni persona sensibile che non costa alcuna fatica. Nel caso si avvisti un delfino, una balena, una tartaruga o altri “strani” animali nel Golfo di Trieste è importante avvertire la Guardia Costiera e/o la Segreteria dell’Area Marina (040 224147) e collaborare alla compilazione della scheda di avvistamento che permette di annotare la presenza di questi animali nel nostro mare o di provvedere al loro recupero in caso siano feriti o spiaggiati.

Tursiope

tursiope

Tursiope

Tursiope
Tursiops truncatus 

Lunghezza max: 3 m circa.
Corporatura tozza e possente.
Colore grigio più scuro sul dorso con possibili sfumature più chiare.
Ventre bianco.
Si incontra in acque costiere, anche in gruppi di una decina di individui.

tursiope

Disegno tratto da: http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/biblioteca/qcn_14.pdf      

Presenza in Golfo di Trieste

E’ sicuramente la specie più frequente in Golfo e i dati degli avvistamenti riportati nel database di Miramare dal 1990 ad oggi indicano che il Tursiope viene avvistato in media circa 4 volte l’anno. Trattandosi di un dato medio si evince come ci siano stati anni in cui non si sono avute e altri in cui se ne sono avute più di quattro. Occorre comunque ricordare che il fatto che non ci siano state segnalazioni non implica automaticamente che non ci siano stati passaggi di cetacei in Golfo, semplicemente non sono stati avvistati o non è stata fatta segnalazione alla Riserva.
Delle segnalazioni pervenute nel 2014 per la specie Tursiops truncatus, alcune erano relative ad una coppia di individui adulti osservati più volte sia nella zona antistante le mitilicolture all’altezza di Duino e Sistiana sia nelle vicinanze della Riserva. Grazie alla fotoidentificazione e allo scambio di foto e segnalazioni con i biologi sloveni dell’associazione Morigenos, si è potuto riconoscere i due individui già fotografati nella stessa zona più volte anche nel 2013: si tratta infatti di due giovani, un maschio chiamato Georgios e una femmina detta Armani, seguiti già da tempo dai ricercatori sloveni. Analogamente un grosso esemplare adulto fotografato da alcuni partecipanti alla regata velica “Barcolana” è risultato essere Ace, un tursiope avvistato e fotografato molte altre volte nelle acque slovene del Golfo e quindi ben conosciuto dai biologi dell’associazione Morigenos che in oltre dieci anni ha censito e catalogato oltre un centinaio di individui che frequentano il sito più o meno regolarmente .

Speciale cetacei

elisabeth FOTO S Ciriaco 2

Speciale cetacei

Il data base dei cetacei

elisabeth FOTO S Ciriaco 2La Riserva Marina annovera tra le sue attività di conservazione anche la protezione delle specie marine minacciate, attività che si concretizza nel Golfo di Trieste con il monitoraggio della presenza di cetacei e tartarughe marine. Non esistono popolazioni stanziali, ma questi grandi vertebrati transitano solitari o in piccoli gruppi nelle acque del Golfo e possono rischiare lo spiaggiamento, se non sono in buona salute, o la cattura accidentale negli attrezzi di pesca, professionale e non. Per annotare il loro passaggio e, nel caso, provvedere alla loro cura, è stato istituito a Miramare il Gruppo di Pronto Intervento e Monitoraggio formato da biologi marini che collaborano con i veterinari della Struttura complessa Veterinaria dell’azienda per i servizi sanitari n.1 triestina e i colleghi sloveni e croati delle associazioni Blue World Institute e Morigenos.

Dal 1990 esiste una registrazione degli avvistamenti di cetacei in Golfo a seguito sia di osservazioni dirette da parte dei biologi dell’AMP sia di segnalazioni pervenute dalla Capitaneria di Porto di Trieste e di Monfalcone, da diportisti o da pescatori (scarica QUI la scheda di monitoraggio dei cetacei).

pinna delfino 17 07 2012  delfino 18 saul

Foto di Saul Ciriaco

Tutte le segnalazioni che pervengono in forma telefonica o scritta via email o via fax o via Facebook vengono riportate in un foglio di excel qui riassunto in forma di avvistamenti di cetacei in Golfo di Trieste dal 1990 al 2012.

La tabella riporta l’osservazione di 7 specie diverse di cui 5 odontoceti (Tursiope, Stenella, Grampo, Delfino comune e Capodoglio) e 2 misticeti (Balenottera comune e Megattera). In totale in 25 anni si sono avuti 156 avvistamenti di cui 136 certi (ovvero documentati da fotografie o video) così suddivisi per anni e per specie (Tabella 1).

tabella cetacei

Il numero di avvistamenti non corrisponde al numero di individui in quanto l’osservazione di un gruppo di cetacei della stessa specie o di un singolo individuo vengono conteggiati come un unico avvistamento.

Relativamente al numero totale di individui segnalati è possibile fare una stima di circa 581 individui avvistati in questi 25 anni con una media di oltre una ventina di individui di cetacei di specie diverse all’anno. Questo è un dato medio che non sempre corrisponde alla realtà visto che si sono avuti anche anni privi di segnalazioni. Occorre però sottolineare che il fatto che non ci siano segnalazioni non implica automaticamente che non ci siano stati passaggi di cetacei in Golfo, semplicemente non sono stati avvistati o non ne è stata fatta segnalazione alla Riserva.

 

Cetaceans

elisabeth FOTO S Ciriaco 2

Cetaceans Database

 

elisabeth FOTO S Ciriaco 2

Among other conservation activities, Miramare MPA plays an important role in the protection of threatened marine species. In this regard, a relevant activity is monitoring the presence of cetaceans and sea turtles in the Gulf of Trieste. Even if there are no resident populations, these big vertebrates are known to swim quite frequently across the Gulf’s waters, either alone or in small groups. Threats to cetaceans and sea turtles include ending up beached if they are in poor health conditions, or accidentally caught by fishing nets. In order to monitor their presence and organize their rescue and care if necessary, Miramare MPA has created a Monitoring and First Aid Group composed of marine biologists who work in strict contact with the Veterinary Department of the Local Health Authority and with colleagues of the Blue World Institute and Morigenos associations in Slovenia and Croatia.

Cetacean sightings in the Gulf of Trieste have been recorded and filed since 1990. Data come from direct observations carried out by Miramare MPA’s biologists, as well as from Trieste and Grado Harbour Offices, that collect sightings made by yachtsmen and fishermen (HERE you can find the cetacean sighting form).

All notifications received by phone, email, fax or social networks (e.g. Facebook) are reported in an Excel file. Here you can see a summary of all cetacean sightings made in the Gulf of Trieste from 1990 to 2012.

tabella cetacei

Seven different species have been reported: 5 are toothed whales (common bottlenose dolphin, striped dolphin, Risso’s dolphin, short-beaked common dolphin and sperm whale) and 2 are baleen whales (fin whale and humpback whale). In 25 years, a total of 156 sightings were made, 136 of which are confirmed (that is, documented by photos/videos). Table 1 shows all sightings sorted by year and by species.

pinna delfino 17 07 2012  delfino 18 saul

The number of sightings does not correspond to the actual number of individuals, since both a single individual and a group of same-species individuals are counted as one sighting.

If we consider the total number of reported individuals, it is possible to estimate that about 581 individuals belonging to the 7 aforementioned species have been spotted in the Gulf of Trieste in the last 25 years, with an average of more than 20 individuals per year. This average value does not correspond to reality, since years with no recordings have also occurred. Of course, a year without sightings is not necessarily a year with no cetaceans in the Gulf – it is simply a year in which they were not spotted or reported to Miramare MPA.

Balenottera

balenotter

Balenottera

Balenottera comune
Balaenoptera physalus      

Lunghezza max: 25 m circa.
Testa allungata di forma triangolare. Pinna dorsale piccola e situata nella metà posteriore del corpo.
Colore grigio scuro tranne la mascella inferiore destra che è bianca.
Soffio altissimo, verticale.
Quando si immerge la coda non esce fuori dall’acqua.
Vive al largo vista la sua mole colossale.

balenotter

Disegno tratto da: http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/biblioteca/qcn_14.pdf      

Presenza in Golfo di Trieste

Ben 5 avvistamenti di Balenottera comune sono stati segnalati in 14 anni, ovvero dal 2000 ad oggi, il che significa che mediamente in questo ultimo decennio la si è osservata quasi ad anni alterni. Questa frequenza di segnalazioni per la Balenottera è comprovata anche da pubblicazioni scientifiche nelle quali si fa un’analisi delle osservazioni di questo animale documentate da vari istituti di ricerca in Alto Adriatico giungendo alla conclusione che si tratta di una specie la cui presenza è aumentata nell’ultima decade parallelamente alla maggior presenza di altri grandi vertebrati planctivori quali lo squalo balena e gli avvistamenti di megattera.

Balenottere in città

Il 13 agosto 2011 due balenottere adulte sono state fotografate molto sottocosta proprio davanti alla piazza principale della città di Trieste. Sono rimaste, infatti, nel bacino antistante la zona del centro cittadino per una mezz’oretta circa per poi dirigersi verso il largo. Non è stato l’unico esempio di avvicinamento alla costa di questa specie in quanto anche nel 2002 e nel 2009 altri esemplari erano entrati all’interno dei porticcioli da diporto della città. Nel 2014 un esemplare è stato segnalato nel Canale Navigabile a Muggia dal personale impegnato nell’ormeggio di una nave. L’animale si è reso visibile solo per un breve momento non rendendo possibile la certezza dell’avvistamento stesso.

Delfino comune

delfino

Delfino comune

Delfino comune
Delphinus delphis   

Lunghezza max: 2 m circa.
Corporatura slanciata.
Disegno sul fianco “a clessidra” giallo senape poi grigio.
Dorso scuro, ventre bianco.
Si può osservare sia al largo che in acque costiere

delfino

Disegno tratto da: http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/biblioteca/qcn_14.pdf      

Presenza in Golfo di Trieste

Considerato in pratica geograficamente estinto nell’area dell’Alto Adriatico, negli ultimi anni ne sono stati avvistati 3 individui diversi: la femmina Elisabeth con il piccolo nel 2010, ancora Elisabeth nel 2011 e un nuovo individuo chiamato Franz nel 2012.

Il delfino comune Elisabeth

Il primo avvistamento risale alla fine di maggio 2011 quando una coppia di delfini comuni, un adulto (chiamato Elisabeth) e un piccolo sono stati osservati all’interno del bacino del porto di Monfalcone. Grazie alle osservazioni ripetute e alla facilità di avvicinamento, è stato possibile ottenere un grande numero di fotografie e video utili per la foto-idenficazione e per analizzare i comportamenti. Dalla collaborazione con altri istituti di ricerca internazionali si è potuto confrontare la forma della pinna dorsale dell’animale con altre fotografie di individui della stessa specie ripresi in Mediterraneo. Il confronto fotografico con le pinne dorsali di 171 delfini comuni appartenenti alla popolazione presente nell’arcipelago del Mar Ionio in Grecia ha dimostrato che Elisabeth era già stata fotografata lì nel 2008 all’interno di un gruppo di 8 adulti e un piccolo. L’animale è stato osservato in quella zona solo una volta e se si calcola la distanza lineare tra quel punto e il porto di Monfalcone, l’animale deve aver viaggiato per oltre 1000 km. Si tratta del movimento più lungo mai documentato per un individuo di questa specie in tutto il mondo almeno secondo la bibliografia consultata sulla specie D. delphis

Il delfino comune Franz

A luglio 2012 un individuo di Delfino comune (Delphinus delphis) è stato avvicinato e fotografato dai biologi della Riserva al confine dell’AMP. Confrontando le foto di questo individuo con quelle del Delfino comune “Elisabeth” osservato nel 2010 e 2011, si è potuto constatare senza dubbio che si sia trattato di individui diversi. L’esemplare del 2012 osservato all’inizio di luglio e poi ancora a fine luglio e a fine agosto è stato denominato Franz. Non si è riusciti a riconoscerne il sesso ma sono stati osservati alcuni comportamenti simili a quelli tenuti anche da Elisabeth ovvero il compiere salti ripetuti fuori dall’acqua (breaching), l’abitudine ad interagire con le meduse della specie Rhizostoma pulmo, il polmone di mare, con atteggiamenti di gioco e il nuoto sulle onde provocate dalle imbarcazioni.
Anche per Franz la foto della pinna dorsale è stata inviata ad altri istituti di ricerca nazionali e internazionali al fine di confrontarla con le foto presenti nei loro database e cercare di ricostruire in questo modo i suoi movimenti migratori. Contrariamente a quanto successo per Elisabeth, la cui pinna era già stata fotografata in Grecia nel 2008, purtroppo non si è avuto lo stesso riscontro per questo individuo.

Stenella

stenella

Stenella

Stenella striata
Stenella coeruleoalba         

Lunghezza max: 2 m circa.
Corporatura slanciata.
Disegno a fiamma di colore bianco dall’occhio verso la pinna dorsale.
Dorso scuro, ventre bianco.
Gregario vive in gruppi di 20-30 esemplari in genere in zone al largo

stenella

Disegno tratto da: http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/biblioteca/qcn_14.pdf      

Presenza in Golfo di Trieste

Secondo il data base di Miramare in 25 anni di raccolta dati dal 1990 al 2014, la specie Stenella striata è stata segnalata 12 volte il che significa che in media viene segnalata teoricamente ogni due anni anche se in verità non c’è una regola temporale negli avvistamenti con un arco di tempo di ben 7 anni durante i quali non è stata riportata alcuna segnalazione per questa specie in Golfo.
Di particolare interesse è stata nel 2012 l’osservazione di una coppia di Stenelle che per una ventina di giorni tra fine maggio e gli inizi di giugno sono state avvistate molto sottocosta. Questo comportamento non è tipico della specie che, al contrario, vive piuttosto al largo in acque pelagiche.

La Stenella di Miramare

Nel mese di Aprile 2007 per 5 giorni consecutivi un esemplare adulto di Stenella striata è rimasto nella zona di mare al limite della Riserva, mostrando sia comportamenti di ricerca di cibo sia giochi ed interazioni con salti spettacolari fuori dall’acqua. Grazie alla foto-idenificazione si è potuto constatare che lo stesso individuo è ritornato nella stessa zona 6 mesi dopo rimanendo questa volta nei dintorni di Miramare per quasi tutto il mese di Ottobre 2007 .